|
|
IL MORTIGLIENGO e CASAPINTA |
La storia
|
Il nome Mortigliengo significa letteralmente “Campo dei morti” e deriva da un fatto storico avvenuto nel 101 a.C., quando i Cimbri, popolazione di origine germanica, furono completamente distrutti dagli eserciti Romani, comandati dal Console Caio Mario.
Il Comune di Mortigliengo era formato da cinque quartieri: Mezzana, il cui nome deriva dalla sua posizione che è appunto in mezzo a tutto il Mortigliengo e che era il centro civile e religioso del Comune; Strona, che ha preso il nome dal torrente che scorre nel fondo della valle, il cui significato è, appunto, corso d'acqua; Crosa, nome di origine celtica che significa voragine o una profonda fossa, poichè è posto sopra un terreno che divalla ripido verso il torrente Strona; Casapinta, che significa casa dipinta. Viene chiamato così dopo la visita pastorale del 4 Ottobre 1606, quando il Vescovo dice di aver visitato l'oratorio di S. Lorenzo "de domo picta" e, infine Soprana, che vuol dire posto in alto, di sopra, come se si dicesse Cantone Superiore. Il Mortigliengo restò sotto la giurisdizione dei Vescovi di Vercelli fino al 1243, data in cui divenne territorio del Comune di Vercelli; dal 1351 al 1373 fu sotto la Signoria dei Visconti di Milano.
Nel 1379 il Comune di Mortigliengo passò sotto il dominio dei Savoia e il Vescovo di Vercelli che si opponeva fu arrestato a Biella. Più avanti, nel 1619, il Duca Emanuele I costituì il Marchesato di Mortigliengo e Trivero; il Marchesato doveva essere perpetuo, invece durò un secolo, diventando Contea a favore di Gian Giacomo Audiffredi di Torino.
Casapinta era appunto uno dei cinque cantoni che componevano il Comune di Mortigliengo e il suo nome comparve per la prima volta in occasione della visita vescovile avvenuta il 4 Ottobre 1606, nel Cantone di “Casa-dipinta” (de domo picta), nei confronti della Parrocchia di Mortigliengo. Le sorti di Casapinta si identificarono con quelle di Mortigliengo fino al 1627, anno in cui, come gli altri cantoni, si eresse a Comune autonomo. Anche dopo la raggiunta autonomia continuò a far parte del Marchesato di Mortigliengo e Trivero che il Duca Carlo Emanuele I aveva eretto in favore di Giovanni Wilcardel.
|
Nonostante la costituzione a Comune autonomo, per quasi 200 anni, Casapinta non ebbe tuttavia una casa comunale, fino al 1820 le adunanze si tennero nella Casa Parrocchiale e l’archivio fu custodito in sacrestia. Sempre in quell’anno, si decise di dare una sede al Comune (si costruirono due vani), uno per le adunanze e l’altro per l’archivio, ricavati da un portico (già di proprietà del Comune), nel cantone Nicola per non disturbare il parroco.
I locali però, nonostante la buona volontà dei casapintesi, non corrisposero in pieno allo scopo, per via delle ridotte dimensioni.
Nel 1851 si decise perciò di ricostruire la Casa Comunale nel centro del paese, ma il progetto venne realizzato solo più tardi, negli anni 1874/75.
Il giorno 5 Febbraio 1960 ci fu la decisione da parte del Consiglio Comunale, presidiato allora dal Sindaco Guano Guglielmo Oreste, di acquistare il fabbricato dove ancora oggi si trova la sede del Comune di Casapinta.
Casapinta era a sua volta suddivisa in cantoni di cui nove erano conosciuti già nel secolo XVI. Sono questi: Benzio, Bosco, Broglio e Bassetti (che costituivano il cantone Casapinta), Campalvero, Fantone, Guardia, Riva e Rondo alle quali si aggiunsero, entro il secolo XVIII, Brovetto, Gallo e Scalabrino. La struttura degli abitati è compatta e può essere considerata espressione di riferimento delle tipologie insediative “a grappolo”, ovvero di quegli abitati che si distaccano dal percorso viario principale e formano un nucleo coeso di abitazioni articolate attorno alla corte.
A metà del secolo XVI, per quanto riguarda l’uso del suolo e le attività produttive, il territorio di Casapinta era sfruttato prevalentemente a prato e coltura promiscua di granaglie e viti, seguivano terreni coperti da bosco ceduo, da alberi d’alto fusto o fruttiferi, coste con alberi e castagneti. Meno diffusi i campi semplici, cioè in assenza delle viti, e i pascoli (brughiere). I campi subirono una leggera flessione intorno alla metà del secolo XVII per poi avviarsi ad un rapido sviluppo nel trentennio seguente; i prati e i boschi crebbero costantemente a scapito delle vigne che subirono il ridimensionamento delle aree a coltura, significativa indicazione della tendenza che portò all’abbandono della maggior parte delle vigne. La situazione nell’Ottocento non sembra aver variazioni consistenti.
Protagonisti nella prima metà del Novecento sono, senza ombra di dubbio, i muli e i cavalli destinati alla trazione di mezzi agricoli e al trasporto di cose e persone. Le generalità di questi animali e quelle dei loro proprietari, sono tutte inscritte in un apposito registro dal quale si evince che le principali attività lavorative del tempo erano quelle di carrettiere, commerciante, negoziante e conducente (per i più curiosi, cliccare su APPROFONDIMENTI). |
|
|
|
|
LA CHIESA PARROCCHIALE
|
Ottenuta l’autonomia civile, gli abitanti di Casapinta cercarono anche quella religiosa e chiesero che il loro Oratorio diventasse parrocchia staccata da quella di San Bartolomeo; si crearono dei malcontenti e i più tenaci oppositori furono i Baglione, patroni della Parrocchia di Mezzana. Nel 1760 si giunse ad un accordo tra le parti e si ebbe la concessione della “Vicaria” con diritto del fonte e del cimitero; gli abitanti inoltre, ottennero il privilegio i eleggere il Vicario. Con l’erezione della Diocesi di Biella, gli abitanti di Casapinta riuscirono nel loro intento, poiché Mons. Viancini eresse la Parrocchia, dedicata a San Lorenzo, a partire dal 1° Gennaio 1777. Nel frattempo erano stati costruiti la Sacrestia (1750/51) e il Campanile (1771) ultimate nel (1782).
|
|
Cartoline.....
Fonti tratte da: |
"...quando Berta filava" (D. Luigi Pastoris)
"Casapinta - Mortigliengo-" (1954, D. Luigi Pastoris)
"Il Mortigliengo, storia - leggenda - realtà" (prof. Grazia Conte Salmistraro e classe IIA, scuola media di Strona a.s. 1983/1984)
"Il Mortgliengo fra XVI e XIX secolo, indagine su un habitat montano" (Claudia Bonardi e Cristina Natoli)
"Pratiche mutuo per acquisto E.N.A.L. Comunale" (1960)
|
|