Le sorti di Casapinta si identificarono con quelle di Mortigliengo, fino al 1627, anno in cui come gli altri Cantoni, si eresse a Comune autonomo.

Nonostante la costituzione a Comune autonomo, per quasi 200 anni, Casapinta non ebbe tuttavia una casa comunale, fino al 1820 le adunanze si tennero nella casa parrocchiale e l’archivio fu custodito in sacrestia.

All’epoca non si ricorreva all’ufficio comunale così sovente come adesso, per il semplice fatto della sua “non esistenza”. Il Sindaco o il segretario comunale, le poche pratiche d’ufficio, se le sbrigavano a casa. Le nascite, le morti e i matrimoni, si trascrivevano soltanto presso il parroco, il quale era il solo ad avere i relativi registri. 

      

 

Nel 1820 si decise di costruire due vani da adibire a sede comunale, uno per le adunanze, l’altro per l’archivio, ricavati da un portico ( già di proprietà del Comune ), nel Cantone Nicola per non disturbare il parroco. Questo era attiguo ad un piccolo fabbricato della chiesa, che sorgeva dove ora si trova il torchio. I locali ricavati furono in seguito l’alloggio della Maestra.

La sala delle adunanze era troppo piccola e non poteva contenere tutti e 15 i consiglieri. Mancava poi il camino; di conseguenza, durante la stagione invernale, le adunanze consigliari si tenevano nel locale riscaldato della scuola. Il Comune affittava per la scuola due vani a pianterreno nella casa di Scalabrino Giovanni in faccia a San Antonio.